ANIMAL EX ANIMA











fotografo ufficiale Ass. Tutti Suonati:
Gianluigi Iovino

22 mag 2017 - posted by Dott.ssa Vincenza Pasquile
recensione artistica Associazione Culturale "Tutti Suonati"
foto ufficiali: Gianluigi Iovino



Il maestro Antonio D'Acunto, che espone le sue opere fino al 14/06/17 al Frac di Baronissi, col suo "silenzio eloquente" ci conduce con garbo in un percorso che dall'animale porta all'anima.
Il titolo della sua mostra "Animal ex anima" sottolinea, in modo del tutto singolare, come ogni cosa, ogni oggetto o animale abbia in sé "un principio" (quell'anima") di aristotelica memoria.

In realtà guidarci all'interno dell'opera da lui realizzata presuppone un "fare" che porta "all'essere". Da faber molto abile nel dar forma all'informe, nell'atto creativo di far vivere, modellare, e modulare esseri cui attribuisce un significato unico ed inequivocabile, ci svela cos'è per lui l'umanità.
L'uomo non può che partire dal fanciullo che era e non può che continuare ad esserlo se non si scopre e riconosce bambino ( secondo la più che nota poetica di pascoliana memoria). Sente e vede il mondo decifrandolo in nome e per conto di quella "foresta di simboli" che i poeti maledetti come Baudelaire dicevano di dover decodificare per raggiungere la vera essenza della vita. E allora Pinocchio e la sua fiaba diventano il punto di partenza di questo iter esperienziale. E' a tutti nota la storia del burattino di legno che per diventare uomo (fatto di carne) deve vivere e superare mille pericoli, avventure e difficoltà. Sperimenta che la menzogna non porta lontano, che i compromessi non rendono felici, che le innumerevoli evoluzioni appesi a fili invisibili talvolta capovolgono le prospettive, i ruoli possono invertirsi e scambiarsi: il burattinaio può diventare burattino, manovrato da fili invisibili fugaci e quanto mai aleatori.
(1° Sala) Ecco allora capitomboli, capriole, rotazioni di pinocchi di terracotta divertiti e divertenti. Funambolici esseri alla ricerca di un equilibrio. E' solo un gioco? Chissà! Sembra un gioco la serie di pinocchi con corpi cilindrici di varia forma e colore: quasi birilli di un improbabile bowling.

Ci sono, poi, le "Avventure di Pinocchio" in cui il maestro con destrezza e perizia tecnica ci offre una serie di piastrelle, quasi "riggiole" modernissime, sostanziate di antichi intenti: una narrativa iconografica costituita di nuovi linguaggi, la stenografia della maiolica e del terzo fuoco. Ma l'umanità è anche fatta di eleganza e forza, ne sono simbolo i cavalli e i tori.

I cavalli fatti anch'essi di argilla e fuoco più e più volte modellati e cotti. Materici eppur eterei, sospesi e a tempo stesso sorretti da aste d'acciaio, variamente mutevoli e posizionabili nella sala espositiva. Come veri cavalli in un prato (2° Sala) sembrano muoversi ed assumere diversi punti nello spazio: sono statici o dinamici? L'interpretazione è lasciata al visitatore che può intravedere in essi equini al pascolo o cavalli in un nervoso preludio di un possibile palio. Sinuose figure non addestrabili, ma solo assecondabili. Teste come becchi luccicanti o coloratissimi che il terzo fuoco ha tipizzato. Poi le forme giungono ad un'estrema stilizzazione, la terracotta lascia spazio al metallo. La sintesi è avvenuta. In "Cavallo e luna" l'animale allungato, sembra contorcersi rivolgendo un ultimo sguardo al plenilunio (quasi un rimando ungarettiano). Magistrale è anche il sapiente gioco di luci che divaricano l'immagine: quella reale e la sua ombra, il doppio di e da sé. Anche questa è arte, anche questa è fruizione di un allestimento. E' piacere visivo.
Infine, D'Acunto ci regala i suoi "tori meccanici" (3° Sala) anch'essi di terracotta, maiolica e terzo fuoco. Forme tondeggianti e piene: incavi protesi all'atto finale del toreare. Giochi di pieni e vuoti, convessità e concavità, materia matta e lucidissima. L'uomo dov'è? E' il torero che è dentro di noi: la razionalità che doma e vince ogni ferinità e bestialità. E' il trionfo del vero essere uomini al di là di ogni presunta o apparente virilità.

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